E’ un fatto quasi leggendario, di cui capita di leggere spesso, da qualche parte. Ed è un fatto realmente accaduto, la “Tregua di Natale” del 1914, commemorato in monumenti, opere teatrali e film.
Nel primo anno della Grande Guerra, il giorno di Natale, decine di migliaia di soldati tedeschi e inglesi attuarono una “tregua spontanea” in molte località del fronte. Non fu coordinata dai vertici, ma nacque – pare – dall’iniziativa spontanea e simultanea delle truppe. Si approfittò della tregua per raccogliere i morti, celebrare funzioni religiose, festeggiare il Natale, persino scambiare piccoli doni tra soldati di eserciti opposti.
Una simile “tregua di Natale” non si ripete più, negli anni successivi. E sappiamo cos’è venuto dopo quel fatidico anno e nei decenni successivi nel continente europeo.
La tregua di Natale è una bella storia da ricordare, comunque. Che ci ricorda il significato profondo di questa festa. O quanto meno testimonia quanto sia sentita nel cuore delle persone. Di certo, questa storia rappresenta perfettamente l’assurdità e l’obbrobrio della guerra, che mette l’uno contro l’altro uomini che avrebbero ottime ragioni, invece, per essere fratelli.
Sarà anche un termine abusato e retorico, “fratellanza”, ma in fondo è il migliore termine possibile per ricordarci che apparteniamo alla stessa famiglia. Che la guerra è assurda, ma lo sono anche tutti quei fenomeni che ci spingono a tracciare quotidianamente una linea tra noi e gli altri. Dal 1994, per Emergency gli altri siamo noi: persone che hanno bisogno di cure mediche, ma anche e soprattutto di diritti e dignità. Sono belle parole, ma Emergency se le può permettere: sono più di vent’anni che le mette in pratica, quotidianamente, grazie al sostegno di tante persone che lavorano, fanno volontariato, contribuiscono con una donazione, organizzano iniziative per sostenerla, ne parlano a scuola o sul lavoro.
Un felice Natale a tutti voi che rendete possibile ciò che Emergency fa tutti i giorni.